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Un altro genere di paese

Da Team Scosse
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A4_Ed2_tutti_differenti6Educare alle differenze. In Italia esiste un movimento che non si accontenta di una circolare della Ministra Giannini che nega l’”ideologia gender” ma si dimentica di affermare che il genere esiste eccome

di Monica Pasquino

Forse il Paese è migliore di quello che ci rac­con­tano i media e i geni­tori sono meno scioc­chi e cre­du­loni di quanto certe cam­pa­gne d’odio sem­brano insi­nuare. Forse gli inse­gnanti non hanno dimen­ti­cato la libertà di inse­gna­mento e i diri­genti sco­la­stici rico­no­scono ancora il con­fine tra il ruolo della fami­glia e quello che con­cerne la scuola, stru­mento essen­ziale per la costru­zione della cit­ta­di­nanza e del pubblico.

Que­sta è la prima con­si­de­ra­zione che ser­peg­giava tra inse­gnanti delle scuole di ogni ordine e grado, geni­tori, docenti uni­ver­si­tari, esperti/e in studi uma­ni­stici e scienze sociali, case edi­trici, fem­mi­ni­ste e attiviste/i lgbt, pro­ta­go­ni­sti a Roma di Edu­care le dif­fe­renze, due giorni di scam­bio di buone pra­ti­che incen­trati sulla valo­riz­za­zione delle dif­fe­renze, il con­tra­sto alla vio­lenza di genere e al bul­li­smo omo­fo­bico den­tro e fuori la scuola.

L’incontro, orga­niz­zato dall’Associazione SCOSSE, Il Pro­getto Alice e Sto­newall e co-promosso da 250 orga­niz­za­zioni, è stato attra­ver­sato da 800 per­sone, pro­ve­nienti da tutta Ita­lia per seguire 9 tavoli di lavoro paral­leli e 2 assem­blee ple­na­rie.

Il suc­cesso della seconda edi­zione di Edu­care alle dif­fe­renze non è fatto solo di numeri, ma di col­la­bo­ra­zioni, reti e com­pe­tenze che si intrec­ciano. Testi­mo­nia che pur nell’assenza quasi totale di fondi e in un clima di gene­rale osti­lità cul­tu­rale, esi­stono asso­cia­zioni e inse­gnanti che svi­lup­pano quo­ti­dia­na­mente pro­getti di grande inte­resse per la valo­riz­za­zione delle dif­fe­renze, la scuola mul­ti­cul­tu­rale e metic­ciata, l’educazione sen­ti­men­tale, la pre­ven­zione e il con­tra­sto delle vio­lenze legate al genere e all’orientamento ses­suale e di ogni forma di discri­mi­na­zione e sopraffazione.

E’ que­sto il “mondo vitale” della scuola, gene­roso e plu­rale, attento ed esi­gente. Non rimane pas­sivo a guar­dare la furia dei movi­menti estre­mi­sti che pren­dono le mosse dal discorso del 21.12.2012 di papa Bene­detto XVI, in cui il pon­te­fice con­dan­nava la “nuova filo­so­fia della ses­sua­lità” espressa dal “lemma gen­der”, che con­trad­dice il rac­conto biblico della crea­zione, secondo il quale “appar­tiene all’essenza della crea­tura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come fem­mina”. Non si lascia sedurre dalle poche righe della con­tro­ri­forma dedi­cate al’educazione di genere né smette di lot­tare con­tro la buona scuola di Renzi.

Non si accon­tenta di una cir­co­lare della Mini­stra Gian­nini che nega l’ideologia gen­der ma si dimen­tica di affer­mare che il genere — inteso come sistema di pra­ti­che sociali e cul­tu­rali che asse­gnano ruoli, potere, fun­zioni e oppor­tu­nità diverse agli indi­vi­dui in base al loro sesso di nascita e al loro orien­ta­mento ses­suale — esi­ste eccome. Ma sa bene che le dif­fe­renze si inter­se­cano e sono “un bene indi­vi­si­bile”, che tutte devono essere pro­ta­go­ni­ste nelle forme e nelle pra­ti­che peda­go­gi­che e edu­ca­tive dell’inclusione in classe, altri­menti non lo sono nes­suna. Ha impa­rato che nomi­nare le parole ha un valore ine­sti­ma­bile, per que­sto per par­lare di bul­li­smo non rinun­cia a con­no­tare una vio­lenza spe­ci­fica e a par­lare anche di bul­li­smo omo­fo­bico. E’ pronto a rifiu­tare discorsi isti­tu­zio­nali e solu­zioni poli­ti­che al ribasso, pro­po­nendo deli­bere ed azioni spe­ci­fi­che agli enti locali.

E’ un mondo vitale maturo e con­sa­pe­vole, che chiede di sedere al tavolo di chi sta­bi­lirà le linee guida della scuola di domani. E’ un arci­pe­lago di ric­chezza stanco della com­pe­ti­zione reci­proca per qual­che euro messo a bando dalle isti­tu­zioni, anno­iato dall’isolamento per­ma­nente, deter­mi­nato a unirsi in un pro­getto cul­tu­rale e edu­ca­tivo di lungo rag­gio, dedi­cato a difen­dere la scuola pub­blica e a valo­riz­zare le differenze.

pubblicato il 21/09/2015 su Il Manifesto

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